“Nacqui a Fondo nel 1892. Altipiano di prati e selve oscure di larici e abeti. Vallata di castelli e santuari. Padre nato spazzacamino e vissuto gendarme e carceriere presso il castello di Malosco: ciglia e baffi ispidi e irti, si commuoveva per un nonnulla, religioso. Madre cuoca tutt’occhi e tutto cuore. Discolo, fui spedito in un collegio tedesco a Merano.”
Così lo stesso Depero descrive la sua prima infanzia, ma si tratta di un periodo molto breve perché ancora giovanissimo si trasferisce con la famiglia a Rovereto, si iscrive alla Scuola Reale Elisabettiana. Dopo le prime esperienze espositive in ambito roveretano, nel dicembre 1913 si trasferisce a Roma con Rosetta Amadori sua futura e fedele compagna di vita. Lì conosce Balla, uno dei maestri del Futurismo.
Nel 1916 Depero fa una serie di incontri che lo appassionano al mondo del balletto e dello spettacolo: da quel momento comincia ad occuparsi di scenografie e di costumi teatrali. In quel periodo Depero incontra anche molti artisti e poeti, viaggia e illustra racconti. Il suo amore per lo spettacolo gli permette di mettere in scena a Roma i Balli Plastici, uno spettacolo di marionette.
Nel 1919 apre a Rovereto la “Casa d’Arte Depero”, nella quale vengono prodotti oggetti d’arte e vengono sperimentate tecniche artistiche.
Il 1927 è un anno cruciale per Depero in quanto pubblica il suo più importante libro: “Depero futurista”, più noto come “il libro bullonato” il quale ha molto successo per l’originale rilegatura composta semplicemente da due bulloni e per il nodo innovativo di usare lo strumento tipografico.
Negli anni tra il 1924 e il 1928, si dedica alla realizzazione di molti manifesti pubblicitari lavorando in particolar modo per la ditta Campari. Durante i due anni trascorsi a New York (1928-1930) realizza inoltre le copertine di alcuni numeri di “Vogue”, “Vanity Fair”, “Sparks”…
Negli anni trenta, si ritira assiduamente nella sua regione trentina dove continua la sua attività artistica anche se i temi ora recuperano il folclore locale con soggetti di carattere alpino.
Nel 1956 decora la Sala del Consiglio Provinciale di Trento e l’anno dopo, con il Comune di Rovereto, realizza la Galleria Permanente e Museo Depero.
Fortunato Depero, infine, muore nel 1960 a Rovereto.