Idrocronometro Astronomico

IdroCronometro (2)

Ideato nell’anno 2010 dagli orologiai Zanoni, l’idrocronometro astronomico si trova nel cuore pulsante del paese di Fondo in Alta Val di Non. Situato in Piazza San Giovanni il peculiare aspetto dell’idrocronometro cattura subito l’occhio, trovandosi all’interno di in una teca protettiva che già ne rivela l’eccezionale valore. Al suo interno una struttura a torre con ingranaggi a vista dà indicazione dell’ora, della fase lunare in corso, del calendario dei giorni del mese e della settimana, e persino della posizione del sole nello zodiaco. L’originale congegno rappresenta la concretizzazione di un progetto che fin dalla sua origine ambiva a coniugare diversi sistemi di misurazione all’interno di un meccanismo che funzionasse esclusivamente grazie alla forza motrice dell’acqua. A ciò si aggiunge un sistema a suoneria che scandisce il passaggio di ogni ora e mezza ora. L’opera, esemplare unico di arte costruttiva, è stata realizzata interamente a mano dal maestro artigiano Alberto Gorla. Di origine mantovana, Gorla è inventore e costruttore di meccanismi astronomici e idrocronometri come l’orologio della Torre dei Mori in Piazza San Marco a Venezia. Gorla formatosi inizialmente come fabbro, dimostra già in gioventù un innato talento per l’arte dell’orologeria, alla quale si avvicina da autodidatta, coltivandola nel corso degli anni con grande passione e dedizione fino a diventare uno dei maggiori esperti in materia. La presenza del nuovo orologio, ormai parte integrante della vita del paese, è oggetto di grande interesse da parte di visitatori italiani e stranieri che si recano a Fondo per apprezzarne la preziosa fattura.

Giuliano Zanoni

Sono orologiaio di terza generazione. Lo erano infatti mio nonno Attilio e mio padre Tullio. Mio figlio Lorenzo continua la nostra tradizione. La tecnica della misurazione del tempo, oltre che come lavoro, l’ho sempre vissuta e la vivo come passione. Quando da giovane militare di leva ero a Roma visitai Villa Borghese e mi colpì molto l’orologio ad acqua ideato e costruito nel 1867 da un frate domenicano, padre Giovanni Embriaco. Molti anni sono trascorsi da quella passeggiata a Villa Borghese e l’idea di costruire un orologio funzionante ad acqua mi è sempre rimasta in testa. Ho elaborato un progetto che via via si è evoluto, aggiungendo all’impianto iniziale, che prevedeva solo l’indicazione dell’ora, quello di una suoneria. Ho poi pensato a quadranti che segnassero altri parametri e inoltre, ispirandomi alla tradizione russa, ho ritenuto di far funzionare un piccolo automa. Tutto ciò avrebbe dovuto rigorosamente funzionare solo con la forza motrice dell’acqua. A mio giudizio era un bel progetto, ma molto difficile da realizzare.
Ho incontrato in questa fase una persona particolare, penso unica per le sue conoscenze ed esperienze, una persona che ha saputo realizzare quello che per me era solo un sogno. Si trattava del Maestro artigiano Alberto Gorla, già molto conosciuto nel mondo della grossa orologeria, costruttore ed inventore di vari congegni e restauratore nonché manutentore di antichissimi orologi, fra i quali il famoso orologio dei Mori di Venezia. E così il sogno poteva divenire realtà. La possibilità di installare un idrocronometro di grandi dimensioni nel centro del nostro paese, voluta dall’Amministrazione  Comunale nella persona del Sindaco dott. Bruno Bertol e del Sindaco attuale prof. Remo Bonadiman, è stata un’occasione unica e sicuramente diverrà ragione di interesse nazionale ed internazionale. In un capitolo di questa pubblicazione potrete conoscere in modo approfondito sia la meccanica che il funzionamento di questo orologio che, ripeto, funziona solamente ad acqua. Il mio e nostro interessamento ed aiuto nella realizzazione di questo oggetto è stato totalmente gratuito. Sarò molto contento che divenga centro di interesse e lustro per il nostro paese.

Alberto Gorla

È nato in provincia di Mantova nel 1940, dove tuttora risiede e dove si trova il suo laboratorio. Formatosi come fabbro, si avvicina all’arte dell’orologeria da autodidatta. Mentre ripara attrezzi agricoli e forgia con perizia ed estremo gusto cancelli e ringhiere, studia da vicino, con passione, antichi orologi da torre abbandonati in favore dei moderni meccanismi automatizzati. Quando è possibile li acquista: il suo laboratorio, negli anni, è diventato un vero e proprio museo. Quello per gli orologi da torre è un interesse quasi morboso. Da queste macchine arrugginite, rovinate dall’incuria e disprezzate come inutili anticaglie, Gorla apprende la sua arte: li osserva da vicino, con attenzione fin nei minimi particolari, li esamina con pudore e venerazione. Spesso li restaura e li ricompone nelle parti mancanti e poi comincia ad imitarli. Nelle sue ricostruzioni mette a profitto ciò che ha scoperto di interessante e di originale in ogni macchina che ha studiato: i suoi orologi diventano sempre più perfetti, fino a raggiungere delle sintesi inedite tra cronometria, astronomia e astrologia. Si può dire, insomma, che l’arte dell’orologeria è per Alberto Gorla un dono innato, che però coltiva con passione e studio attento. Dal 1986 ad oggi Gorla ha restaurato numerosi orologi antichi, come l’Orologio Astronomico e Astrologico del Palazzo della Ragione in Piazza delle Erbe a Mantova, l’orologio seicentesco della facciata-ovest del cortile interno del Palazzo Ducale di Venezia e, soprattutto, il famosissimo orologio quattrocentesco della Torre dei Mori in Piazza San Marco a Venezia. Ha ricostruito per il Museo di Storia della Scienza di Firenze e per il Museo Ideale di Vinci i meccanismi disegnati da Leonardo Da Vinci nei suoi Codici. Per il Museo dell’Università di Urbino ha riprodotto fedelmente uno svegliarino monastico, il cui disegno si trova in una tarsia di un mobile della stessa Università. Ha inoltre progettato e costruito meccanismi astronomici e idrocronometri, non tra gli ultimi quello che da ora impreziosisce la piazza di Fondo.

Relazione del Tecnico illustrativa dell’orologio di Fondo

Il sistema di misurazione del tempo ideato è costituito da due meccanismi distinti e collegati, fatti funzionare dall’acqua. a) Il primo meccanismo (Idrocronometro) è preposto alla misurazione del tempo. b) Il secondo meccanismo è destinato a far funzionare la suoneria, in grado di scandire l’ora e la mezza con un funzionamento a ripetizione.
Le dimensioni dei due meccanismi posti uno dietro l’altro sono di circa cm 80 di larghezza, cm 120 di altezza e cm 40 di profondità. Questi sono posizionati nel secondo stadio della torretta.
In posizione sovrastante i due meccanismi, ossia nel terzo stadio della torretta, sono posti i meccanismi astronomici e ruote di quadratura che mettono in funzione le lancette dei quattro quadranti, i quali rappresenteranno: ore e minuti; l’aspetto e i giorni della luna; il calendario con indicazione del giorno, della settimana e del mese; mese e posizione del sole nello zodiaco.
Nella parte inferiore della torretta, ossia il primo stadio, sono posizionate le due ruote idrauliche che fanno funzionare la suoneria e il carillon e il movimento dell’automa, il cucù.

Spiegazione parziale del funzionamento dell’Idrocronometro

Un getto d’acqua riempie una vaschetta altalenante divisa in due scomparti da una paratia centrale. La vaschetta è imperniata al centro e, quando uno scomparto è colmo, si ribalta e lo scomparto si svuota. Nel contempo il getto riempie il secondo scomparto e così via. Sul prolungamento dell’albero della vaschetta è fissata una specie di ancora che ad ogni oscillazione spinge alternativamente uno dei due bracci verticali, posti parallelamente ai fianchi del pendolo, e contemporaneamente li trattiene arpionandoli. Giunto all’estremo della sua oscillazione il pendolo dei secondi si appoggia ad uno dei due bracci, che è stato precedentemente caricato, spingendolo leggermente sino a sganciarlo dall’ancora che lo trattiene. Al momento dell’inversione della sua oscillazione, il pendolo riceve dal braccio liberato un impulso di forza costante. La corsa dei due bracci è regolabile e la loro forza è indipendente dalla quantità di acqua che fa oscillare la vaschetta, quindi l’oscillazione del pendolo, che è spinto dalle due braccia e non dall’acqua, è fondamentalmente isocrono. L’acqua che fuoriesce dai due scomparti della vaschetta cade alternativamente sopra le due palette, di forma triangolare, solidali ad una specie di bilancia che oscilla a sua volta in sincronia con il pendolo. Dai due bracci della bilancia si dipartono due aste inclinate che fungono da cricchetto e trasmettono il moto alla ruota a pioli che a sua volta lo trasmette alle lancette, contemporaneamente all’asse di impulso delle suonerie.

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