Fonti di Acque acidule

Edificio bagni termali nel 1924

Nell’anno 1838 nel paese di Fondo fu accidentalmente scoperta l’acqua acidulo-salino-ferruginosa. I fortunati furono i due fratelli Pietro e Giovanni, figli del pescatore Piz, che come il padre avevano la passione per la pesca e che s’inoltravano alla ricerca di una preda maggiore nelle profondità della Roggia (ad oggi il Rio Sas). I due fratelli avevano notato la sorgente per via di un colore giallo rugginoso sulle pareti della roccia. Più volte tentarono di avvicinarsi ma senza alcun successo in quanto poco prima vi era una profonda cavità con acque vorticose.

Un giorno, precisamente il 20 luglio 1838 i due ragazzini, come da consuetudine erano alla ricerca di qualche trota, casualmente s’avvicinarono alla sorgente e con stupore notarono che la cavità era stata riempita di ghiaia, proveniente da un terreno sulla sponda destra della forra, che con l’abbondanza delle piogge era franata.

A quel punto i due giovani si precipitarono ad assaggiare quest’acqua, che le lettere del medico Demetrio Leonardi riportano essere stata color ocra, e notarono immediatamente che il gusto e la consistenza erano ben diversi dall’acqua del Rio Sass. Presi dall’entusiasmo sparsero la voce in tutta la borgata, così che medici, farmacisti e chimici periti fecero più profonde ricerche. Emerse non essere acqua nociva, anzi quest’acqua venne addirittura prescritta dai medici per curare le più insolite malattie del popolo.

L’acqua aveva effetti che potremmo definire quasi miracolosi. Ma cosa distingueva questa sorgente da una qualsiasi? Un’analisi stabilisce che fosse medio-minerale, ferruginosa e sulfurea, aveva una temperatura costante attorno ai 9°C ed un residuo fisso di 0,4 gr/lt.

A testimonianza delle proprietà curative delle acque termali riportiamo alcune lettere scritte dal dottor D.Z.L. ad un suo amico nel 1839.

  • “La nobile donna T. S., di temperamento sanguigno, già da molto tempo soffriva per soppressione de’ suoi mensili tributi. Vani riuscirono, onde richiamarli, que’ farmaci tanto commendati, sebbene di essi venisse fatto lungo uso; vano parimenti riuscì l’uso delle acque di Recoaro e Rabbi; anzi quest’ultime le cagionarono nocumento, poiché soverchiamente l’eccitavano. Suggerita da me la bibita dell’acqua minerale di Fondo, vi condiscese; in meno di 12 giorni ricomparve la mestruazione, e quindi scomparvero quegli sconcerti che n’erano la conseguenza, godendo essa di presente buona salute. “
  • “Il reverendo don P. M., dell’età di anni 59, di temperamento linfatico, dopo aver superata una malattia di carattere gastrico – infiammatorio, soffriva grandemente un’affezione gastro – epatica, contro alla quale mostraronsi inefficaci li presidii dell’arte. Gli fu suggerito l’uso delle acque di Recoaro. Vi si recò in fatti per due stagioni. Riportò bensì sollievo; ma cotesto suo malore sussisteva, e nella decorsa primavera divenne leucoflemmatico. Egli stesso volle, senza medico consiglio, far uso di quest’acqua; ed i risultati furono sì felici, che or gode perfetta salute. “
  • “G. D. F., dell’età di anni 52, di abito macilento, presentava una marcata ed imponente affezione scorbutica, sì che l’avresti detto vicino a morire. e quest’affezione era sì caparbia, che vani riuscirono i mezzi curativi fino allora usati. Assoggettato all’azione di quest’acqua, perfettamente risanò, godendo al presente ottima salute”

Come si evince dalle lettere del dottore le proprietà curative di quest’acqua stavano sia nel berla sia nell’immergersi. Infatti subito dopo la scoperta si costruì una scala con 28 gradini scavati nella pietra e 48 gradini in legno per accedere alla base della forra e una passerella in legno per raggiungere con facilità la sorgente. Come riporta il dottor Leonardi vi era un gran via vai di persone che s’inoltravano nella forra per beneficiare dell’acqua acidulo-ferruginosa. La sorgente e la località ebbero un enorme successo durante il periodo asburgico tanto che qualche anno dopo si costruì uno stabilimento termale tutto in legno dove era possibile bere l’acqua della sorgente, immergersi nelle vasche fatte di legno, pietra e zinco e sottoporsi ad un particolare trattamento con le ventose. Si narra che addirittura l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe e la principessa Sissi vennero in visita.

Attorno al 1900 lo stabilimento venne distrutto da un brutale incendio e successivamente ricostruito in pietra. In estate era molto frequentato anche dagli abitanti dei paesi vicini e intorno al 1925 si espanse per offrire anche vito e alloggio ai visitatori. Lo stabilimento restò in funzione fino a dopo la seconda guerra mondiale e chiuse per il rarefarsi della sorgente, già nota ed usata anche nel 1443 nel rione Gio’ a l’Aca.

Ad oggi, purtroppo, della struttura termale rimane solamente un rudere, visibile scendendo dal paese di Fondo in direzione Vasio, deviando verso il Depuratore e raggiungendo la località ancora oggi chiamata bagni. 

Edificio bagni termali al giorno d’oggi
Edificio bagni del 1400 nel Rione Giò a l’Aca
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